Fiabe in libertà

Fiabe in Libertà

“Fiabe in libertà” è un cofanetto contenente un libro di 80 pagine più un Dvd audio-video, frutto di un progetto che ha coinvolto un gruppo di detenuti della Casa circondariale di Montacuto (AN), nell’ambito del programma Esodo per la realizzazione di percorsi di inclusione socio-lavorativa di persone detenute, ex detenute o sottoposte a misure di pena alternative al carcere, finanziato dalla fondazione Cariverona.
I quindici partecipanti in una prima fase si sono messi all’opera nella invenzione e stesura per iscritto di alcune fiabe; si è passati poi alla drammatizzazione delle storie, alla loro “teatralizzazione”, per occuparsi infine della registrazione audio delle fiabe stesse.
Nell’arco di questo periodo, dunque, i detenuti hanno potuto apprendere alcuni rudimenti di tali discipline e cimentarsi così nella scrittura, nella recitazione e incisione delle fiabe. Per non parlare dell’importanza nel tenere vivo un legame con il mondo esterno, con un’attività peraltro in cui hanno potuto “mettere del proprio”, convogliare la loro capacità inventiva. Prezioso dunque il supporto di associazioni quali il Laboratorio Minimo Teatro, la scuola e studio di registrazione Musicandia, le Hacca Edizioni che si sono occupate dell’aspetto editoriale, nonchè dell’associazione culturale Radio Incredibile, curatrice e promotrice del progetto nel suo complesso.

Favole di detenuti 1
Il risultato quindi è questo audiolibro: cinque fiabe racchiuse in un libro illustrato e incise su un dvd: storie di principesse, draghi, eroi che combattono il male, indicato per bambini e bambine dai 6 ai 10 anni, in distribuzione presso le librerie e attraverso il web al prezzo di € 14,90, i cui proventi serviranno a finanziare la seconda edizione del progetto.
Informazioni più dettagliate sul sito dell’associazione Radio Incredibile.

altre emozioni, fuori luogo

 

Come camaleonti davanti allo specchio | Aa. Vv.

Sedici tra ricercatori, docenti, giornalisti, operatori sociali realizzano un viaggio negli spazi della marginalità, incontrando i volti di quanti sono costretti a vivere nella mortificazione del diritto e della dignità. “Come Camaleonti davanti allo specchio. La vita negli spazi fuori luogo”, è il lavoro collettaneo curato da Antonio Esposito, che raccoglie i racconti di Luigia Melillo, Giovanni Carbone, Elena Cennini, Fulvio Battista, Lesko Sobol Oksana, Mario Leombruno, Luca Romano, Tonia Limatola, Claudia Procentese, Ciro Marino, Immacolata Carpiniello, Stella Cervasio, Dario Stefano Dell’Aquila, Paola Perretta, Fabrizio Geremicca.

Il libro nasce nell’ambito del progetto “Alterità. La vita e i diritti nello spazio e nel tempo dell’Altrove”, promosso dalla Cattedra di Bioetica Interculturale de l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”;  uno storytelling che raccoglie le narrazioni di ricercatori, docenti, studiosi, giornalisti, operatori che si confrontano con la vita e le sue contorsioni nei luoghi liminari, quelli posti ai margini della cittadinanza e della città.

I Manicomi, gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, le carceri, i campi rom, gli zoo, le periferie, le fabbriche, gli alberghi trasformati in CARA, la centrale nucleare, rappresentano l’universo di un viaggio che parte dal Vesuvio e, attraverso il fiume Garigliano, raggiunge il mare.

Attraversando questi luoghi, il libro costruisce una cartografia di alterità spaziali, luoghi che, per diverse motivazioni e/o circostanze, diventano altro da quello che, per la loro stessa natura, dovrebbero o potrebbero essere, dalla dimensione a cui il potere li ha destinati, dalla visione in cui l’immaginario collettivo li ha categorizzati. Si sviluppa così il racconto emozionale di spazi “fuori luogo” e tuttavia mai “non luoghi”, ché al loro interno c’è sempre e comunque la vita, costretta però in forme mutevoli di adattamento, dei luoghi stessi e di quanti li abitano. Abitanti che, come camaleonti davanti a uno specchio, vivono le loro esistenze protesi nello sforzo perpetuo, continuo di trasformazione, contorsione, adeguamento del sé che non trova, non può trovare pacifica conclusione. Perché vita e sopravvivenza vengono ad equivalersi, perché l’alterità spaziale diventa alterità esistenziale, perché lo spazio esterno e lo spazio interno si sovrappongono in un moto continuo di stato. Luoghi che travalicano i propri confini spaziali per farsi dimensione del reale che viviamo, e proprio per questo non definibili come eccezione, piuttosto come stra-ordinarietà che assume, spesso, la categoria del mostruoso. Ma proprio dal confronto con questo “mostruoso” si apre una possibilità altra, un nuovo cammino che, a partire dal riconoscimento della nostra fragilità, attraverso l’incontro con l’Altro, possa disegnare nuovi orizzonti capaci di recuperare Valore e Bellezza.


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http://www.adestdellequatore.com/2013/05/come-camaleonti-davanti-allo-specchio-aa-vv/

Egitto, elezioni nelle mani dell’eterno rais

articolo tratto da Nena News

Il Partito Nazional Democratico di Mubarak otterrà almeno i due terzi dei seggi e l’opposizione potrà solo spartirsi le briciole.

di AZZURRA MERINGOLO

Le elezioni della camera bassa del parlamento egiziano sono alla porta e sono molti coloro che temono che non saranno altro che l’ennesimo triste capitolo nero della storia elettorale egiziana. Ancor prima di sapere la data in cui queste avrebbero avuto luogo si conosceva il nome del partito vincitore e, anche per questo motivo, l’affluenza alle urne sarà ancora una volta  scarsa. Il Partito Nazional Democratico (Pnd) dell’attuale presidente Hosni Mubarak otterrà almeno i due terzi dei seggi e l’opposizione potrà solo spartirsi le briciole. Nel farlo fará ancora più fatica di quanta già ne fece nel 2005. Questo almeno quanto dicono gli osservatori elettorali, personaggi che appartengo alla società civile, timorosi infatti di veder limitate le loro possibilità di monitorare propriamente l’attività che avverrá all’interno dei seggi.

E’ quindi lecito ragionare sulla veridicità delle affermazioni fatte dall’eterno raís, al governo da trent’anni, che ha annunciato agli egiziani e al mondo intero che queste elezioni saranno più libere, giuste e trasparenti di quelle del 2005. Secondo alcuni membri del Pnd sono due le novità principali  che garantirebbero un maggior pluralismo politico: la creazione di una commissione di controllo elettorale e l’introduzione di una quota di 64 seggi riservata esclusivamente alle donne.  Con questa seconda iniziativa il governo cercherebbe di risolvere il problema della sotto rappresentanza femminile all’interno del parlamento egiziano al fine di portare il paese almeno in linea con gli standard delle altre nazioni della regione. Anche se agli occhi di un ingenuo osservatore l’introduzione della quota rosa potrebbe sembrare un segnale positivo nel processo di democratizzazione, questa sarebbe effettivamente funzionante solo qualora l’assegnazione di questi seggi fosse il risultato di una competizione davvero libera. Fino ad ora però tutti gli analisti concordano nel dire che sarà il partito del raís ad aggiudicarsi l’intera quota e questa finirà per essere l’ennesima mossa attraverso la quale il regime consoliderá il suo potere.

Fa discutere poi anche la creazione della commissione di controllo elettorale non solo perché se ne denuncia l’incapacità di riuscire a coprire l’intero territorio egiziano, soprattutto le zone rurali, ma perché sembra che questa sia una mossa fatta dal regime per giustificare il rifiuto di osservatori internazionali.

Diversamente da quanto accadde nel 2005, ufficiali del governo egiziano hanno negato la possibilità alle organizzazioni internazionali di inviare i propri osservatori dicendo che questi avrebbero interferito con l’amministrazione delle elezioni e avrebbero preso il posto degli attuali osservatori nazionali e tutto ciò avrebbe minato la sovranità nazionale egiziana.

Dietro tutto questo si nasconde però la paura di un regime che fa di tutto per imbavagliare e controllare l’opposizione al fine di ridurre al minimo indispensabile la sua presenza all’interno del parlamento e contenere la sua attività. Anche se in Egitto i gruppi di opposizione partecipano formalmente alle elezioni dal 1976, questi non sono mai stati in grado di fare effettivamente sentire la propria presenza in Parlamento e influire sul processo legislativo. Oltre a dominare tutte le istituzioni e le strutture amministrative del paese, infatti, il regime non si fa scrupoli a usare misure repressive che giustifica usando il pretesto dello stato di emergenza. Paradossalmente quindi, l’esistenza formale di un’opposizione (ininfluente) finisce per conferire legittimità a un sistema che si vuole presentare come «democratico e pluralista».

Negli ultimi anni il controllo del governo si è concentrato soprattutto sul movimento della fratellanza musulmana, soprattutto da quando questi, nel 2005, hanno ottenuto il 20 per cento dei seggi della Shura, la camera bassa del parlamento.

Per evitare che questo “errore” si ripeta, negli ultimi mesi il regime ha stretto la morsa attorno a tutti i mezzi di informazione. Si è infatti assistito a un crescente controllo della programmazione televisiva. Molti canali religiosi sono stati sospesi dicendo che istigavano il settarismo religioso e il governo ha messo il suo zampino anche nel mondo della carta stampa. A fare clamore è stato il licenziamento di Ibrahim Eissa dalla direzione di Al Doustur, voce importante dell’opposizione egiziana, dietro la quale si sono nascosti chiari interessi di natura elettorale. Un altro esempio si è presentato durante Ramadan con la trasmissione della serie Al Gamaa –il gruppo. Ripercorrendo la storia dei fratelli musulmani, il regime non ha fatto altro che dipingere questo movimento come violento. Il fine unico è stato quello di rovinare l’immagine della fratellanza in previsione delle elezioni.

Chi dissente dal regime dell’eterno faraone è quindi costretto a muoversi nei piccoli interstizi che il governo gli lascia e se questo discorso vale per tutti i partiti di opposizione, la situazione si complica ancora di più per la fratellanza, un movimento, e non un partito, bandito dal governo. Per continuare la sua attività politica il movimento si è visto costretto ad adottare alcuni escamotage. Non solo nomina i suoi candidati all’ultimo momento per non lasciare il tempo al regime di trovare il pretesto di arrestarli, ma si serve del web per veicolare il suo messaggio politico e allarmare la popolazione sulle intenzioni del governo.

E sarà proprio usando internet che i fratelli musulmani cercheranno di sopperire all’insufficiente monitoraggio delle prossime elezioni. In questi giorni hanno infatti presentato il secondo sito attraverso il quale si propongono di coinvolgere la popolazione nel monitoraggio del processo elettorale. Si chiama Shahid 2010 –shahid in arabo vuol dire testimone- (http://www.shahid2010.com) e invita i cittadini che notano ogni irregolarità elettorale a inviare immediatamente un messaggio nel quale denunciano la natura dell’irregolarità e dove questa è avvenuta. Monitoraggio elettorale a parte, lo stesso sito si propone di registrare le attività con le quali si limita la libertà di informazione e il lavoro dell’organizzazioni internazionali, interessandosi infine anche a monitorare i numerosi casi di molestie sessuali subite dalle donne.

articolo tratto da Nena News